“Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione.”
Albert Einstein (1879 – 1955, Fisico Tedesco – Premio Nobel)
L’estate italiana del 2017 è foriera di buoni risultati circa la stagione turistica ma, ahimè, anche di eventi catastrofali che sono oramai sempre più frequenti.
Gli incendi hanno deturpato ettari di terreno di località rinomate, nonché meta di numerosi turisti. Se per tale tipologia di disastri la causa è riconducibile talvolta ad atti dolosi, non si può affermare altrettanto per gli eventi sismici.
In Italia i terremoti sembrano essere sempre più frequenti, così come i prolungati periodi di siccità si alternano a vere e proprie “bombe d’acqua”, insostenibili per le reti fognarie cittadine ma anche per i sistemi di canali, irrigazione e i fiumi che non riescono ad arginare l’enorme quantità d’acqua.
In molti casi si potrebbero limitare i danni adottando un’espansione edilizia più consapevole e rispettosa del territorio ed una migliore manutenzione e salvaguardia dello stesso. Tuttavia gli episodi accadono e se in un primo momento gli aiuti e le organizzazioni di certo non mancano, la ricostruzione si trova spesso impigliata in reti burocratiche infinite con risultati deludenti.
In passato, a fronte di questi accadimenti era il solo Stato Italiano a farsi carico dei costi della ricostruzione ma qualche anno fa fu avviato un progetto di collaborazione tra imprese di assicurazione e Stato Italiano che si poneva l’obiettivo di unire lo sforzo di ricostruzione delle opere pubbliche da parte dello Stato e il ripristino delle abitazioni e aziende private da parte delle Compagnie.
Anche i ruoli sono importanti in quanto l’esperienza della burocrazia può comunque fornire limitazioni circa i diritti di rimborso dei danni ma quello delle compagnie assicurative un monitoraggio e verifiche decisamente più attente.
Un danno provocato da catastrofi naturali riguarda non solo i bene materiali che costituiscono comunque la base di una vita dignitosa (l’azienda è importante tanto per l’imprenditore, quanto per il lavoratore e per il tessuto economico della zona di residenza) ma anche la vita stessa delle persone che, purtroppo, in tali casi periscono.
Il congresso ANIA tenutosi a Novara lo scorso maggio, evidenzia tuttavia che il ramo catastrofale non è ancora entrato nella cultura assicurativa degli italiani. Le cause sono diverse ma, prima fra tutte, la convinzione che per tali eventi casuali debba intervenire lo Stato e comunque che la frequenza degli stessi non giustifica la spesa che, talvolta, è consistente.
Da precisare che anche lo stesso prodotto assicurativo si sta evolvendo: se in passato il rischio catastrofale era una garanzia presente in polizze cumulative quali ad esempio, la RC del capofamiglia, ora sono sempre più numerose le imprese di assicurazioni che offrono al mercato un prodotto specifico.
Purtroppo molti di questi eventi non si possono né fermare né prevedere ma avere la possibilità di poter ricominciare o comunque riorganizzare la propria esistenza in tempi meno lunghi di quelli già visti in occasioni simili può essere un buon incentivo alla ripresa.